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Il Paese

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La storia di Poggio Morello

Poggio Morello è un piccolo centro della provincia di Teramo, frazione del Comune di Sant’Omero. Benchè il territorio poggese fosse abitato in età romana, come documentano alcuni rinvenimenti archeologici operati nel corso degli ultimi decenni ed i resti di una cisterna, popolarmente nota come La casa tonda, il primo documento scritto riguardo a Poggio Morello risale alla metà circa del XII secolo.

Nel corso dei secoli numerori feudatari si sono succeduti nel possesso del territorio di Poggio Morello. Al riguardo il documento più lontano nel tempo testimonia che il dominio su Poggio Morello, feudo di un solo soldato”, fosse dei monaci di San Giovanni in Venere. A motivo della lontananza della abbazia, dei continui rivolgimenti politici nell’ambito dell’Italia meridionale, nonché delle frequenti guerre e calamità, i monaci di San Giovanni in Venere ben presto si trovarono costretti a concedere a diverse potenti famiglie del Meridione in enfiteusi il feudo di Poggio Morello, tra l’altro per un canone annuo irrisorio.

Tra le famiglie feudali, che si succedettero nel possesso del paese vanno menzionati gli Acquaviva di Atri, gli Acquaviva d’ Aragona di Caserta, i Filomarino (per pochissimi anni) e soprattutto i Mendozza y Alarcon, i quali detennero ininterrottamente il possesso di Poggio Morello dal 1639 fino al 1806, ossia fino alla eversione della feudalità.

Agli inizi dell’Ottocento, Poggio Morello, era una entità amministrativo-territoriale autonoma, successivamente venne incorporato nel Comune di Sant’Omero, di cui attualmente è una frazione.

 

Benchè il territorio poggese fosse abitato in età romana, come documentano alcuni rinvenimenti archeologici ed i resti di una cisterna, popolarmente nota come La casa tonda, il primo documento scritto riguardo a Poggio Morello risale alla metà circa del XII secolo. Nel corso dei secoli numerori feudatari si sono succeduti nel possesso del territorio di Poggio Morello.

Al riguardo il documento più lontano nel tempotestimonia che il dominio su Poggio Morello, “feudo di un solo soldato”, fosse dei monaci di San Giovanni in Venere. A motivo della lontananza della abbazia, dei continui rivolgimenti politici nell’ambito dell’Italia meridionale, nonché delle frequenti guerre e calamità, i monaci di San Giovanni in Venere si trovarono costretti a concedere il feudo di Poggio Morello a diverse famiglie del Meridione, tra le quali i Mendozza y Alarcon, che detennero il possesso di Poggio Morello dal 1639 fino al 1806. Agli inizi dell’Ottocento, Poggio Morello, era un’entità amministrativo-territoriale autonoma, successivamente venne incorporato nel Comune di Sant’Omero, di cui attualmente è una frazione.

Questa piccola frazione può vantare di aver dato i natali a tre personaggi conosciuti nel mondo dello sport, dell’arte e della cultura. Ci riferiamo a Franco Franchi noto anche come “il purosangue”. La sua carriera da ciclista lo porterà ad affiancare i campionissimi Coppi e Bartali e a raggiungere numerosi traguardi: sei giri d’Italia, tre giri di Svizzera, e due convocazioni in nazionale. Il mondo dell’arte annovera Renato Coccia, genovese di adozione ma poggese di nascita. Pittore e incisore, vanta capolavori come la mostra sul “brigantaggio e sulla guerra civile nell’Abruzzo tramano”, e le magnifiche opere sui “Santi e Beati d’Abruzzo”. Nel ’97 ha lasciato un segno indelebile nel suo paese affrescando l’interno della Chiesa di Santa Lucia. Infine lo storico Antonio Iampieri, da molti anni impegnato nella ricerca storica locale. Numerose sono le opere da lui pubblicate, ma il lavoro che ha confermato la sue straordinarie capacità analitiche è sicuramente “Il Monte di maritaggio”. I suoi ultimi lavori sono: “L’arrivo della ferrovia in Val Vibrata” e “Giornali e riviste della Val Vibrata”.

Poggio Morello è noto anche grazie alla presenza di un attivissimo Bocciodromo, sede di importanti gare a livello provinciale, regionale e nazionale, fucina di giovani speranze poggesi nello sport delle bocce. Inoltre, è poggese anche la femmina di pastore tedesco più bella d’Italia. È Celly, il cane di Pasquale Chicchirichì. Ma dal 1995 Poggio Morello è conosciuto per il raduno de “Gli amici della 600”. Unico nel suo genere nel centro-sud della penisola è diventato un classico per i secentisti che s’incontrano ogni anno per poi gustare il tradizionale “pane, olio e fave”.

Poggio Morello è un piccolo centro della provincia di Teramo, da cui dista 27 Km circa, situato a 184 metri sul livello del mare sulla sommità di una delle colline poste a ridosso della vallata del fiume Salinello a 10 Km circa dal litorale adriatico, ben visibile dalla parte più alta dell’abitato.

Benchè il territorio poggese fosse abitato in età romana, come documentano alcuni rinvenimenti archeologici operati dalla Sovrintendenza per i beni archeologici per l’Abruzzo nel corso degli ultimi decenni ed i resti di una cisterna, popolarmente nota come La casa tonda in contrada Casa di breccia, il primo documento scritto riguardo a Poggio Morello risale alla metà circa del XII secolo.

Si tratta del cosiddetto Catalogo dei baroni, un elenco molto dettagliato di tutti i feudi e feudatari del Regno normanno, in cui tra l’altro è annotato: Benedictus Abbas Sancti Joannis in Venere dixit quod tenet in Aprutino Podium Morelli quod est pheudum unius militis (Benedetto, abate di San Giovanni in Venere, ha dichiarato che possiede in Aprutino Poggio Morello, che è un feudo di un solo soldato).

A motivo della lontananza della abbazia, dei continui rivolgimenti politici nell’ambito dell’Italia meridionale, nonché delle frequenti guerre e calamità, i monaci di San Giovanni in Venere ben presto si trovarono costretti a concedere a diverse potenti famiglie del Meridione in enfiteusi il feudo di Poggio Morello, tra l’altro per un canone annuo irrisorio.

Tra le famiglie feudali, che si succedettero nel possesso del paese vanno menzionati gli Acquaviva di Atri, gli Acquaviva d’ Aragona di Caserta, i Filomarino (per pochissimi anni) e soprattutto i Mendozza y Alarcon, i quali detennero ininterrottamente il possesso di Poggio Morello dal 1639 fino al 1806, ossia fino alla eversione della feudalità.

Agli inizi dell’Ottocento, Poggio Morello, fino ad allora entità amministrativo-territoriale autonoma, nel quadro del vasto riordinamento operato dai Napoleonici nell’ambito del Regno di Napoli, venne incorporato nel Comune di Sant’Omero, di cui attualmente è una frazione.

Fino ad alcuni anni fa Poggio Morello ha basato la sua economia essenzialmente sull’agricoltura. Negli ultimi tempi, tuttavia, non sono mancate iniziative artigianali nel campo della pelletteria e dell’abbigliamento ed industriali, che hanno contribuito non soltanto a creare le condizioni indispensabili per un tenore di vita più elevato e anche ad interrompere il flusso migratorio verso l’estero, che per alcuni decenni ha allontanato dal paese le energie più valide.